La polizia di Stato a Firenze ha ricordato la medaglia d’argento al valore civile Giuseppe Cangiano, che fu commissario in servizio al commissariato di “San Giovanni”, tragicamente scomparso a soli 44 anni durante una manifestazione di piazza nel capoluogo toscano il 29 agosto 1920, circostanza, sottolinea la questura, in cui dette “dimostrazione di coraggio e senso del dovere fino all’estremo sacrificio” e alla cui memoria è intitolata la sala riunioni della stessa sede della questura di Firenze. Stamani il questore Maurizio Auriemma, alla presenza del Cappellano della Polizia di Stato a Firenze, monsignor Luigi Innocenti, e di una rappresentanza dell’Ufficio del Personale della Questura, ha deposto un mazzo di fiori sulla tomba del commissario al cimitero delle Porte Sante a San Miniato. Poi un momento di raccoglimento di fronte alla lapide commemorativa posta nell’atrio monumentale di via San Gallo dove si legge: “…raggiunto… nel nobile esercizio del dovere svolgendo missione di pace da insidia di mano assassina che troncandone la vita creava un martire…”. Quindi nella chiesa di San Giovannino dei Cavalieri è stata celebrata una Santa Messa in sua memoria.
Durante la Funzione, avvenuta anche alla presenza di alcuni familiari del commissario Cangiano, monsignor Innocenti ha ribadito il significato della parola “martire” che appare sulla lapide della Questura di Firenze: “Martire significa testimone di verità, pace e giustizia”. Cangiano è infatti ricordato come Vittima del Dovere per aver difeso la pace, fino al sacrificio estremo. Il questore Auriemma ha sottolineato come Giuseppe Cangiano “richiami l’imperativo morale del senso del dovere costituendo ancora oggi, dopo oltre 100 anni dalla sua scomparsa, un chiaro esempio di coraggio per tutte le nuove generazioni di poliziotti”. Il questore ha poi concluso ringraziando “tutti gli uomini e le donne della Polizia di Stato per il loro impegno quotidiano nel difendere la pace di ogni cittadino e i valori costituzionali”.