Marghera (VE), 3 Luglio 2015
Fervicredo convocata al Ministero della Giustizia solo poche ore prima di un incontro senza neppure sapere dove e per fare cosa: “Questo è il rispetto e la considerazione che si dimostrano verso di noi. Solo premure fasulle per ottenere consenso spendendo il nostro nome” “La convocazione per un incontro di importanza fondamentale, su temi che definire delicati e complessi è un eufemismo e in cui si richiede il nostro contributo, che giunge a poche ore da un appuntamento rispetto al quale non è neppure spiegato dove avverrà (al di là del fatto che presumibilmente il luogo deputato avrebbe dovuto essere Roma), come avverrà, e cui avremmo dovuto partecipare senza neppure sapere di cosa in concreto andare a discutere. Ecco il rispetto e la considerazione che al Ministero della Giustizia hanno per noi, e dunque per tutte le Famiglie che rappresentiamo, e che di fatto sono ancora una volta, per l’ennesima volta, all’ultimo posto nei pensieri di chi amministra questo nostro Stato. Il solito bluff, le solite finte premure, tanto per poter dire che nelle sue iniziative il Ministero coinvolge i soggetti che operano in concreto sul territorio, in modo da poter spendere il loro nome e dare a intendere di averne l’appoggio. Ma, nei fatti, solo l’ultima prova in ordine di tempo del fatto che delle Vittime ci si ricorda solo quando bisogna salvare la faccia. Questa presunta richiesta di collaborazione nasce proprio nel peggiore dei modi, e getta pessimi auspici sulla possibilità di un confronto serio e concreto. Le Vittime della criminalità e del Dovere hanno già pagato un prezzo fin troppo alto nella vita perché noi possiamo consentire pure che vengano strumentalizzate e usate dalla politica. Questo non accadrà mai”. Con queste parole Mirko Schio, Presidente dell’Associazione Fervicredo (Feriti e Vittime della criminalità e del Dovere), manifesta tutto il proprio sdegno per quanto avvenuto nei giorni scorsi, quando dal Ministero della Giustizia è giunto tramite una e-mail inviata all’Associazione alle 16.52 del 30 giugno l’invito a prendere parte a un’importante iniziativa – fissata per il 1° luglio alle 9.00 – connessa al progetto, reso pubblico lo scorso 19 maggio dal Ministro Orlando, “di avviare una innovativa procedura di consultazione pubblica sui temi della pena e della sua esecuzione, sul carcere e sulle possibili riforme, a cui è stato dato il nome di ‘Stati Generali sulla esecuzione penale’. Si tratta – era ancora spiegato nella mail – di un’iniziativa che mira a raccogliere il contributo di idee e proposte di avvocati, magistrati, docenti universitari, operatori penitenziari e sanitari, assistenti sociali, volontari, garanti delle persone private della libertà, rappresentanti della cultura e dell’associazionismo civile, nonché degli stessi detenuti, nella prospettiva di un cambiamento profondo del sistema di esecuzione delle pene”… Nella mail viene chiesto a Fervicredo di partecipare ai lavori del Tavolo 13 (uno dei 18 che complessivamente dovrebbero lavorare al progetto), sul tema “Giustizia riparativa, mediazione e tutela delle vittime”, spiegando che: “Il Tavolo 13 si occuperà dei programmi di giustizia ripartiva, quali percorsi che consentano alla vittima di recuperare una posizione di centralità nel procedimento penale e al reo di accettare la responsabilità delle proprie azioni, così sanando la lesione al tessuto sociale che la commissione del reato di fatto ha determinato. Una più puntuale descrizione del perimetro tematico di questo Tavolo e dei suoi obiettivi elettivi è contenuta in una apposita ‘scheda programmatica’ che sarà consegnata e illustrata al Coordinatore nella riunione del 1° luglio prossimo. In considerazione della Sua competenza specifica, dell’esperienza e soprattutto della sensibilità civile che accompagna il Suo impegno professionale, mi auguro che voglia accettare di prendere parte ai lavori, quale componente di questo Tavolo che sarà coordinato…”. Ma sul dove e come partecipare a questa riunione, però, nulla di nulla. Solo un lungo e ‘fumoso’ testo in cui non si comprende, di fatto, assolutamente cosa si intenda fare. “Un copione studiato come quello di uno spot pubblicitario – insiste Schio -, pieno di belle parole, di discorsi di principio, di slogan. Ma poi, andando a ben vedere già dai primi elementari dati di fatto, qual è davvero la considerazione verso tuti questi interlocutori di cui si tessono ampie lodi? Si convoca qualcuno che magari deve attraversare l’Italia poche ore prima di un incontro? Lo si fa così, senza neppure dire dove andare e cosa fare? Non si chiede un riscontro? E’ mai possibile che da maggio ad oggi nessun burocrate del Ministero abbia trovato qualche minuto del suo prezioso tempo per coinvolgere davvero i suoi presunti interlocutori, mettendoli in condizione di arrivare a un appuntamento che avesse almeno un luogo e un’ora stabiliti, magari con giusto qualche giorno di anticipo, in cui portare almeno delle intenzioni e delle idee, se non delle proposte concrete che certamente richiedono un confronto serrato e tempi più lunghi? Non è forse lecito, di fronte a tanta sciatteria, pensare che di questi preziosi interlocutori in realtà non frega nulla a nessuno? E non è forse lecito pensare che le Vittime vengano sempre bistrattate ed ignorate e che, piuttosto, siano sempre i carnefici a essere privilegiati e messi al primo posto in questo strano Paese se è vero come è vero che, giusto per fare l’ultimo esempio possibile, al Ministero si è sentita la necessità di chiamare come consulente addirittura un signore come Adriano Sofri strafregandosene anche solo del minimo senso dell’opportunità e del buon gusto che servirebbero a chi amministra uno Stato?”. “Con queste premesse e con questo persistente modo di fare – conclude Schio – non esiste alcuna possibilità che ci mettiamo attorno allo stesso tavolo con una politica che insiste a dimostrarsi ingrata, bugiarda, opportunista. Non faremo da ‘stampella’ a progetti e proposte legislative rispetto ai quali ci si vorrebbe meramente mettere di fronte al fatto compiuto, con una finta e vuota attenzione alle Vittime che serva solo a dimostrarsi sensibili agli occhi degli italiani ma senza voler davvero condividere alcunchè. Ciò non vuol dire che non vogliamo dare il nostro contributo a progetti seri che veramente puntino a migliorare le cose, soprattutto per le Vittime della criminalità e del Dovere che sono i cittadini peggio trattati. Valuteremo con attenzione e scrupolo il progetto in questione ed il lavoro che certamente, ci pare di capire, è già stato fin qui svolto, se qualcuno avrà il buon gusto di farcelo avere, se avremo il tempo di conoscerlo per poter poi interloquire seriamente. Una ‘centralità delle Vittime nell’intero tessuto ordinamentale può partire solo da qui, dal rispetto minimo che gli è dovuto in ogni sede e in ogni ambito”.
Per gentile pubblicazione.
Fervicredo
Associazione Onlus