17 giugno 2013 Palermo. Di fronte alla presidenza della Regione Sicilia, sotto un sole cocente, arrivano alcuni familiari delle vittime di mafia. Sono una quarantina di persone, vengono da diverse parti della Sicilia, alcuni hanno affrontato lunghi viaggi. Tra loro ci sono alcuni ragazzi e diversi bambini, alcuni piccoli, altri poco più che piccoli. I loro grandi occhi scrutano gli agenti di polizia schierati davanti all’ingresso del palazzo con la tenuta antisommossa pronta da tirare fuori. Questi bambini sono figli o nipoti dei familiari delle vittime di mafia. A modo loro hanno già ingerito il sapore amore dell’ingiustizia, della frustrazione e della rabbia. Quella stessa rabbia nei confronti di uno Stato che non tutela come dovrebbe chi ha già pagato un prezzo troppo alto e che si vede costretto a manifestare per i propri diritti. In strada, tra gli altri, ci sono: il figlio di Beppe Alfano, Chicco; Salvatore Montalto e la sua famiglia; Lucia Calì e suo marito Salvatore La Porta; i familiari di Giuseppe Castellino; Giuseppe Ciminnisi, Angela Ogliastro; Antonio Castelbuono, Tiziana Ficalora, Luigi Furitano, Placido Rizzotto, Antonina Azoti, i familiari di Giuseppe Montalto e poi ancora Angelo Cellura dell’associazione Vittime della criminalità e del dovere.