I Carabinieri: Massimiliano Bruno, Giovanni Cavallaro, Giuseppe Coletta, Andrea Filippa, Enzo Fregosi, Daniele Ghione, Horacio Majorana, Ivan Ghitti, Domenico Intravaia, Filippo Merlino, Alfio Ragazzi, Alfonso Trincone. I militari dell’esercito: Massimo Ficuciello, Silvio Olla, Alessandro Carrisi,Emanuele Ferraro, Pietro Petrucci.
E, con loro, i civili: Marco Beci, cooperante, e Stefano Rolla, regista.
Eccoli gli Eroi di Nassiriya.
I loro nomi scolpiti nella memoria come il ricordo di uno dei più atroci eventi con i quali la storia ci ha consegnato tante altre Vittime del Dovere. La loro storia, quindici anni dopo, rappresenta ancora il sacrificio di tanti, troppi servitori dello Stato che rimangono Vittime del Dovere.
Il primo grave attentato di Nassiriya avvenne il 12 novembre del 2003.
Alle ore 10:40 ora locale (le 08:40 in Italia), un camion cisterna pieno di esplosivo scoppiò davanti all’ingresso della base MSU (Multinational Specialized Unit) italiana dei Carabinieri, provocando successivamente l’esplosione del deposito munizioni della base e pertanto la morte di diverse persone tra Carabinieri, militari e civili. Il carabiniere Andrea Filippa, di guardia all’ingresso della base “Maestrale”, riuscì a uccidere i due attentatori suicidi, e così il camion non esplose all’interno della caserma ma sul cancello di entrata, e si evitò una strage di più ampie proporzioni. L’attentato fu comunque devastante e provocò 28 morti, 19 italiani e 9 iracheni.
Anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha voluto omaggiare le Vittime di Nassiriya e ha inviato al ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, un messaggio in occasione della Giornata dedicata al ricordo dei caduti militari e civili nelle missioni internazionali per la pace, nel quale rivolge il suo “deferente omaggio a tutti coloro che hanno sacrificato la vita, al servizio dell’Italia e della comunità internazionale”.
“Quindici anni or sono – ha ricordato Mattarella – il barbaro attentato di Nassiriya stroncò la vita a diciannove italiani, unitamente ai colleghi iracheni, nell’attentato più grave subito dai nostri contingenti schierati nelle missioni di pacificazione, condotte in tante aree di crisi e contro il terrorismo transnazionale. I militari e civili che, a rischio della propria incolumità, fronteggiano molteplici e diversificate minacce in tante travagliate regioni del mondo, sono l’espressione di un impegno della comunità internazionale che vede il nostro Paese credere fermamente nella necessità di uno sforzo unitario per la sicurezza e la stabilità, per l’affermazione dei diritti dell’uomo. Soltanto una intensa collaborazione tra i popoli può aiutarci a sconfiggere le tenebre della violenza e a offrire un futuro all’umanità”.