A 20 anni dal suo omicidio, Tuoro sul Trasimeno ha ricordato Emanuele Petri, il sovrintendente capo della polizia di Stato ucciso in un conflitto a fuoco con le Nuove Br, Mario Galesi e Nadia Desdemona Lioce sul treno Roma-Firenze, in un intervento che portò all’arresto dei due e al sequestro di materiale risultato decisivo per le indagini. A Tuoro, il centro umbro del quale era originario, Petri è stato ricordato dal capo della polizia Lamberto Giannini e dai sottosegretari all’Interno Emanuele Prisco e Nicola Molteni. Cerimonia che si è svolta alla presenza della vedova di Petri, Alma, del figlio Angelo e dei loro familiari. Presenti anche il prefetto Franco Gabrielli, il vicepresidente della Regione Umbria, Roberto Morroni, e il procuratore generale, Sergio Sottani. Al teatro dell’Accademia di Tuoro, poi, è stato presentato il volume “Un poliziotto di nome Lele” dedicato alla storia e alla memoria del sovrintendente insignito della Medaglia d’oro al Valor civile.
“Non odio nessuno, ma chi sbaglia deve pagare” ha detto la vedova Petri. “Mi sembra impossibile che siano passati vent’anni – ha aggiunto -, il dolore è sempre lo stesso. Oggi sono impegnata nelle scuole con i ragazzi affinchè la storia di Emanuele sia d’esempio”.
Il Capo della Polizia, Lamberto Giannini, ha ricordato quel 2 marzo del 2003, quando il sovrintendente della Polfer di Terontola venne ucciso dalle nuove Br sul treno Roma-Firenze all’altezza della stazione di Castiglion Fiorentino in provincia di Arezzo. I tre poliziotti presenti sul quel treno, tra cui Petri, chiesero di identificare i due passeggeri che mostrarono documenti falsi. Erano Mario Galesi e Nadia Desdemona Lioce, esponenti di spicco delle Nuove Br. Dopo i tentennamenti dei tre agenti, si aprì il fuoco e nel conflitto a fuoco Petri morì subito, mentre il collega Galesi rimasto ferito morì in ospedale poche ore dopo. La Lioce venne arrestata e da questa vicenda si riaprirono i processi per gli omicidi di D’Antona e Biagi che portarono ad individuare i responsabili e assicurarli alla giustizia. “Ho ancora negli occhi quello che accadde quella mattina – ha affermato Giannini – agenti che stavano svolgendo la loro attività ordinaria e che con grande acume hanno visto che in quella coppia c’era qualcosa che non andava. Quando avemmo la notizia di quello che era accaduto, capimmo subito di chi si trattava. Il dolore per le famiglie è immenso, ma quello che è accaduto ha consentito di arrestare i capi delle Nuove Br. E’ stata interrotta una scia di sangue che sarebbe continuata”.
“Le nuove generazioni – ha rimarcato il sottosegretario Molteni – devono sapere chi era Petri. Dobbiamo ricordare per non vanificare le condotte di tante persone che hanno sacrificato la vita per difendere i principi non negoziabili sui quali poggia il nostro Stato. Dobbiamo ricordare per riaffermare che rispetto ad alcuni fenomeni criminali che stiamo vivendo anche in questi giorni lo Stato non arretra. Un popolo che non ha memoria è un paese che non ha contezza di quello che è. Ricordare Emanuele è ricordare gli uomini e le donne che difendono ogni giorno la nostra sicurezza”. “Noi abbiamo la miglior polizia del mondo – ha aggiunto -, ognuno di voi deve esserne fiero”.
E il sottosegretario Prisco più tardi ha parlato di “un ricordo doveroso di chi è caduto in servizio, di una memoria collettiva molto sentita in Umbria”. “Un ricordo formale – ha aggiunto – non solo da parte della polizia ma di tutto lo Stato di un eroe caduto per difendere la legalità”.
“Sono trascorsi venti anni dalla barbara uccisione del sovrintendente della Polizia di Stato Emanuele
Petri, medaglia d’Oro al Valore Civile” ha scritto il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni ricordando i tragici eventi”. E ancora: “Oggi onoriamo la memoria di Petri, di tutti i servitori dello Stato caduti per combattere il terrorismo e ci stringiamo ancora una volta alle loro famiglie e ai loro cari. Oggi rinnoviamo il nostro massimo impegno a difesa della democrazia e delle Istituzioni contro chi vorrebbe far ripiombare l’Italia nell’incubo della violenza politica”.