“Sembra indubitabile che non si abbia il coraggio di intervenire con fermezza e determinazione nel riorganizzare l’intera materia delle Vittime, ma si cerchi piuttosto il modo per limitare la spesa a tutti i costi, anche a pregiudizio dei legittimi diritti di chi ha pagato un prezzo troppo alto, a volte con la vita, l’aver servito ed onorato lo Stato”.
E’ questa l’affermazione con cui Mirko Schio, Presidente dell’Associazione Fervicredo (Feriti e Vittime della criminalità e del Dovere), ha voluto sollecitare una seria riflessione al termine della sua relazione esposta al III° Congresso Nazionale A.N.Me.Le.P.A. (Associazione Nazionale di Medicina Legale per la Pubblica Amministrazione).
Alla due giorni di lavori sul tema “La Medicina Legale per la Pubblica Amministrazione tra emergenze sociali e tutele speciali”, che si è tenuta a Paestum, il 29 e 30 settembre, Fervicredo era presente con una delegazione, cui hanno preso parte anche il Segretario, Paolo Petracca, e i Consiglieri Carlo Iacuzio e Maria Marasco, mentre al tavolo dei relatori sono intervenuti l’avvocato della onlus, Maurizio Guerra, e il Presidente Schio. “Nelle quattro sessioni di studio – hanno spiegato gli organizzatori dell’Anmelepa, presieduta dal Magg. Gen. Luigi Lista -, dopo aver illustrato gli aspetti epidemiologici e clinici più rilevanti, i relatori sono stati chiamati a confrontarsi sugli aspetti medico-legali delle diverse tutele speciali del dipendente pubblico anche nelle emergenze sociali”, e Fervicredo ha fornito il proprio punto di vista riguardante le Vittime del dovere anche attraverso la recente giurisprudenza, alla ricerca di un proficuo dibattito che rappresenti un contributo per un eventuale riordino della materia.
E proprio il Presidente Schio, nella sua relazione, ha iniziato con un richiamo alla normativa riguardante le Vittime del Dovere e all’attenzione interpretativa che negli ultimi vent’anni è stata ad essa riservata dal punto di vista giurisprudenziale, e con una disamina delle questioni affrontate e risolte nel corso degli anni, di quelle ancora irrisolte, come l’annoso progetto di equiparazione delle Vittime del Dovere e di mafia con quelle del terrorismo, fondamentale problematica che è simbolo di una perdurante situazione discriminatoria e di disparità di trattamento, nonché di questioni anche emergenti. In tal senso, si è posto fra l’altro l’accento sulla necessità di applicare le norme a tutela delle Vittime del Dovere al personale dei comparti difesa soccorso e sicurezza impiegato durante l’emergenza da Covid 19. “Il servizio prestato dalle Forze dell’Ordine e dalle Forze Armate durante il lockdown – ha argomentato Schio – deve essere certamente inquadrabile come attività a tutela della pubblica incolumità se non anche come ordine pubblico. E riteniamo che, nei primi mesi della pandemia, la scarsa conoscenza del virus e la pressoché totale assenza di strumenti di protezione e prevenzione, abbiano senza dubbio esposto gli Operatori a circostanze straordinarie e ad un maggior rischio”.
Le troppe questioni ancora aperte, però, “fanno propendere – ha concluso – per l’idea che l’auspicata riorganizzazione della materia delle Vittime sia ancora lontana, perché dimostrano una mancanza di volontà ad intraprendere una strada che abbia come solo ed unico obiettivo il sostegno e la tutela delle Vittime stesse, dovuti senza se e senza ma come contropartita per chi ha perso la salute o la vita per Servire. E tutto ciò, purtroppo, a vantaggio di un risparmio sulla spesa minimo e becero quanto disonorevole”.
Per gentile pubblicazione
Associazione Fervicredo
Fervicredo al III Congresso Nazionale Anmelepa, nessun coraggio per sostenere le Vittime